CONSORZIO PER LA ZONA AGRICOLA ED INDUSTRIALE DI VERONA

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Il “CONSORZIO PER LA ZONA AGRICOLA ED INDUSTRIALE DI VERONA”

 

La ZAI Storica, il Quadrante Europa, la Bassona, la Marangona con Corte Alberti. Storie di pionieri della ricostruzione e dello sviluppo di Verona, ma anche criticità evidenti nella gestione del CONSORZIO ZAI. Riflessioni e qualche proposta in libertà, per una destinazione delle diverse aree disponibili, compatibile con l’equilibrio dell’eco sistema…

PREMESSA

Da alcuni mesi la “Politica Veronese” e sue diverse articolazioni, rappresentate da professionisti, e alcune decine fra Associazioni e gruppi di opinione presenti sui vari territori, tentano di trovare una non facile soluzione relativa alla destinazione di un’area di proprietà del CONSORZIO PER LA ZONA AGRICOLA INDUSTRIALE DI VERONA, la ZAI, conosciuta come “la Marangona“, ivi inclusa in questa anche “la Corte Alberti” con le sue pertinenze. Si tratta di una vasta area di 154 ettari che si potrebbe definire come “La Quarta Zona Industriale” presente nel territorio Comunale, dopo quelle esistenti in località “La Bassona“, il “Quadrante Europa“, e infine l’attuale “ZAI Storica” di Borgo Roma.

Ritengo sia giusto e utile ricordare come precedentemente alla nascita del Consorzio ZAI, deliberata dal Consiglio Comunale di Verona nella seduta del 30 ottobre 1947, le Industrie e le diverse attività manifatturiere fossero presenti e diffuse nelle varie località del Comune di Verona. E fra queste: le Cartiere FEDRIGONI, la Cartiera VERONA, i Molini CONSOLARO, le Off. PARTENGO, le Filande PERUZZI, le Officine e Fonderie GALTAROSSA, il GASOMETTO, le diverse Concerie e Aziende del Calzaturificio ROSSI e altro ancora, erano insediate sin dalla metà del 1800 in Basso Acquar e nell’area del “Boschetto dell’Adige”. Altri stabilimenti, quali il Cotonifici REDERER-TURATI, la Cartiera WALLNER, il Setificio Filanda SIMEONI (e poi TURRI) per la lavorazione dei bachi da seta, le Off. ADIGE, le Off. PERUSI, i Magazzini BIANCHINI, il Lanificio TIBERGHIEN, le Industrie Grafiche della ARNOLDO MONDADORI erano dislocati fra Montorio, Viale Venezia, San Michele Extra, e nel quartiere di San Nazzaro. Altre Aziende ancora, come il Magazzino Approvvigionamenti, le Officine della STRADA FERRATA e le Officine GRANDI RIPARAZIONI delle (ex) FFSS si trovavano in Zona Porto San Pancrazio, Porta Vescovo e nel quartiere di Santa Lucia, mentre fra Porta Palio e Corso Milano, al Chievo e a Parona c’erano l’industria Orafa WEINGRILL, la GLAXO Farmaceutici, le Off. CONFORTI, le Off. PAMA, il Sugherificio BARELLI, le Off. SACOM, le Off. CARDI, le Off. BATTAGLINO, le Off. GIRELLI, la fabbrica Accumulatori URANIO, la Filatura ADIGE, diversi CALZATURIFICI, ecc.

L’area della Marangona, (compresa Corte Alberti), si estende per circa 154 ettari e fu acquisita dal Consorzio ZAI durante gli anni 1970. Secondo gli Amministratori di quel tempo (dal 1970 al 1980 si sono succeduti a Verona i Sindaci Renato Gozzi, Carlo Delaini, Leonzio Veggio e poi ancora Renato Gozzi) in quella Zona Industriale dovevano trovare collocazione le Aziende manifatturiere aventi un elevato contenuto d’innovazione, sia dei prodotti sia dei processi tecnico-produttivi, ed anche strutture per attività Commerciali e di Servizio per l’economia del territorio.

La “ZAI”, divenne operativa dopo la prima Giunta guidata dal Sindaco Aldo Fedeli, e deliberata, come prima ricordato, nella seduta del Consiglio Comunale del 30 ottobre 1947.

Aldo Fedeli, di professione avvocato ed esponente di rilievo in quel tempo del Partito Socialista Italiano, fu insediato come Sindaco di Verona il 25 aprile 1945 dai rappresentanti del Comitato di Liberazione Nazionale, il CLN. Fu poi incaricato formalmente ad esercitare con pieni poteri quelle funzioni, il 1° Maggio dello stesso anno, dal Generale Americano EDGAR ERSHINE DUNE, comandante e rappresentante del “Governo Militare Alleato della Quinta Armata”, operante in Italia.

La costituzione della ZAI fu inizialmente pensata e proposta come “Zona Industriale ed Ortofrutticola“, dall’allora Commissario Straordinario della CCIAA, l’industriale viti-vinicolo Guglielmo Bertani, anch’egli nominato in quell’incarico dal Comitato di Liberazione Nazionale.

Successivamente, con il Decreto Legislativo N. 579 del 24 aprile 1948, il Governo Centrale ha formalmente riconosciuto il Consorzio per la Zona Agricola Industriale di Verona, cosi come deliberata e identificata dalle “Autonomie Locali” nel 1947, quale strumento ed entità idonea e legittimata a esercitare ogni prerogativa utile per promuovere e accompagnare l’espansione delle attività manifatturiere sul territorio.

Per comprendere maggiormente le varie situazioni accadute dalla sua costituzione, è importante ripercorrere, seppur a grandi linee, le varie fasi e vicende successe nel corso di questo periodo.

1 – IL CONSORZIO ZAI (breve cronistoria)

 La costituzione del Consorzio ZAI di Verona fu decisa, come prima ricordato, per favorire l’espansione delle attività manifatturiere sul nostro territorio. Questa entità, destinata per l’insediamento d’imprese, è risultata essere stata la prima in Italia, attrezzata e preposta per la promozione, l’incremento e l’espansione delle diverse attività manifatturiere dei vari settori. Le sue dimensioni sono risultate, sin dall’inizio della sua conformazione, fra le più estese rispetto ad altre realtà industriali presenti nelle diverse aree geografiche del nostro Paese.

La ZAI Storica si estende a sud della città di Verona, oltre le cinta ferroviarie, fra la strada statale dell’Abetone-Brennero e della Cisa, in un’area complessiva di 660 ettari. In quest’area erano già insediati ed operativi dal 1932 i Magazzini Generali di Verona, con una centrale Frigorifera per la fabbricazione del ghiaccio fra le più grandi d’Europa. C’erano inoltre la Manifattura Tabacchi, altre aziende operative ed anche diverse abitazioni che formavano i primi quartieri urbani di Santa Teresa, Tombetta, Tomba extra, ed il Golino… .

In realtà, la “ZAI Storica” occupava e si estendeva su un’area di circa 400 ettari effettivi, escluso quindi: i quartieri già esistenti, le zone di sosta e di manovra dei mezzi di trasporto pesanti, e le linee ferroviarie interne a quelle aree ed attrezzate per la movimentazione e trasporto delle merci su rotaia, con carri ferroviari.

Ritengo utile ricordare con queste note che dopo la nascita della ZAI Storica furono trasferite in quella vasta area pure l’ENTE FIERA di Verona fin dal 1948, e successivamente altre attività e servizi come il MACELLO COMUNALE, il MERCATO ORTOFRUTTICOLO e la CENTRALE DEL LATTE, liberando in tal modo le aree nelle quali furono poi costruiti gli “Uffici finanziari” di Lungadige Capuletti, recuperando l’immobile dell’ex MACELLO nel quartiere Filippini e gli spazi occupati dall’ex MERCATO ORTOFRUTTICOLO di Piazza Isolo, destinando quello spazio come capolinea dei mezzi di trasporti pubblici extraurbani.

L’Avvocato Gianbattista Rossi, in una sua testimonianza rilasciata a Federico Bozzini e riportata poi nel libro “DESTINI INCROCIATI nel 900 Veronese” (Edizione Lavoro 1997), ha ricordato come… “la ZONA INDUSTRIALE, la ZAI, sia stata una vicenda strategicamente lungimirante ed affascinante politicamente. I promotori hanno dichiarato di pubblica utilità 6.600.000 metri quadrati di superficie nel giro di 24 ore… “.

Al 31 dicembre 1955 risultavano già insediate in quegli spazi oltre 60 imprese di dimensioni considerevoli per quei tempi, che davano occupazione ad alcune migliaia di dipendenti. Fra queste, circa 20 (un terzo), erano specializzate nella lavorazione, nel commercio e nel trasporto di prodotti ortofrutticoli, mentre le altre appartenevano ai vari diversi settori manifatturieri.

Al fine di poter valutare la loro consistenza circa l’insediamento nella “ZAI Storica”, delle diverse realtà imprenditoriali, ritengo utile ricordare alcune delle maggiori aziende che nel dicembre 1955 erano già operative presso la ZAI stessa. Fra queste:

  • la O.F.A. Organizzazione Frigoriferi Albarelli, ortofrutta;
  • la E.V.A. Esportatori Veronesi Associati, Ortofrutta;
  • l’Industria STEGAGNO ATTILIO SPA, macchine Agricole;
  • la I.M.A. di A. Marinoni, Macchine Alimentari;
  • la POLIN Ing. GINO, Forni elettrici;
  • la FIAT, Deposito e riparazione motori agricoli;
  • la F.R.O. Fabbriche Riunite Ossigeno;

… ed altre ancora.

Secondo una pubblicazione uscita nel mese di novembre 2019 a cura del Consorzio ZAI, dal titolo “UN TERRITORIO IN CRESCITA” Il Consorzio ZAI e lo sviluppo di Verona 1948-2018, le aziende presenti in quella  (prima) Zona Industriale erano arrivate ad essere 274 nel 1962. E diventeranno circa 600 nel 2018, occupando un’area lorda di circa 4.000.000 di metri quadrati, oltre a superfici per servizi infrastrutturali, con più di 25.000 dipendenti impiegati.

Come furono pagati i proprietari dei terreni e delle altre pertinenze ed unità immobiliari espropriate, per fare la ZONA INDUSTRIALE? A ricordare e raccontare questa originale e quasi fantasiosa operazione vi è la preziosa testimonianza dell’Onorevole Enzo Erminero, anche questa riportata poi sul già citato libro “DESTINI INCROCIATI Nel 900 Veronese“.

Erminero fu deputato dal giugno 1968 al luglio 1983 durante le Legislature V° VI° VII° VIII°, e Sindaco di Verona dal mese di aprile al mese di dicembre del 1993. Egli ha ricordato come… ” il Commissario della CCIAA Guglielmo Bertani avesse gestito nell’immediato dopo  guerra una operazione di estrema utilità“. … e che “negli ultimi mesi del conflitto, i tedeschi, che avevano saccheggiato buona parte dell’Italia e, arrivando a Verona, si erano trovati strozzati dalla linea ferroviaria, sono stati obbligati dai tempi stretti della guerra e della ritirata ad abbandonare il bottino: rame, ottone, nichel e macchinari industriali“. Ad evitare che questi materiali potessero finire sul mercato con la Borsa Nera, Bertani requisì quanto fu possibile e… “radunato nelle caserme e rivenduto con regolari aste pubbliche…” Il ricavato, circa 50 milioni di lire di quell’epoca, è servito anche a finanziare la nascita della Zona Industriale, e una quota dell’importo ricavato con la messa all’asta del “Bottino di Guerra” servì a finanziare in parte anche la ricostruzione del Municipio (come ricordò il Sindaco Aldo Fedeli nel discorso tenuto il 19 marzo 1950 in occasione della inaugurazione di Palazzo Barbieri), ricostruito dopo l’incendio, che lo aveva reso pericolante ed inagibile.

2 – L’INTERPORTO QUADRANTE EUROPA

Il portale del Consorzio ZAI ha definito l’Interporto Quadrante Europala Città delle merci più grande d’Italia“. Al suo interno si sono insediate le varie Direzioni e i diversi servizi del Consorzio, la Presidenza ed il Consiglio di Amministrazione composto da 9 componenti, designati in parti uguali dai tre Soci del Consorzio ZAI: il Comune di Verona, la Amministrazione Provinciale e la CCIAA di Verona.

Al QUADRANTE EUROPA operano diversi servizi, fra i quali:

  • VERONA INTERPORTO;
  • BUSSINESS PARTNER;
  • QUADRANTE EUROPA TERMINAL GATE;
  • ZAILOG INNOVATION HUB.

Il Quadrante Europa è inserito in un’area di oltre 400 ettari all’interno dei quali sono presenti la sede Territoriale della Dogana, sin  dal 1975, lo Scalo Merci di RFI (Ex FFSS) fra i più grandi ed attrezzati d’Europa, la Società “VERONA MERCATO” costituita da diversi commercianti di prodotti ortofrutticoli, diverse sedi bancarie operative, alcune centinaia di Aziende per di più commerciali, di spedizione e di logistica, la grande direzione commerciale e sede della VOLKSWAGEN GROUP, il colosso tedesco importatore dalla Germania di auto prodotte da diverse case automobilistiche, ricambi, accessori, e veicoli commerciali per l’Italia e per gli altri Paesi compresi nella sua rete commerciale.

Sorto attorno agli anni 1970 durante l’Amministrazione guidata dal Sindaco Carlo Delaini, che succedette al Sindaco precedente Renato Gozzi, il Quadrante Europa era destinato a diventare un vero e proprio centro direzionale attrezzato per le diverse attività di servizi alle imprese.

L’Avv. Giorgio Zanotto, in una sua testimonianza riportata sul libro “Destini Incrociati, ricordò come… “La Dogana in quegli anni era ancora dentro la città storica, nel quartiere dei Filippini, creandovi una congestione insopportabile” e “…Quando ero Presidente della ZAI, ( dal 1967 al 1971) senza consultare nessun partito al mondo, abbiamo deciso con i rappresentanti della Provincia e della Camera di Commercio lo spostamento della Dogana… Non potendo espropriare, abbiamo acquistato il terreno in vicinanza del quadrifoglio autostradale e abbiamo attrezzato il nuovo impianto Doganale. Accanto alla Dogana gli spedizionieri hanno costruito una loro struttura, a cui sono stati aggiunti dalle Amministrazioni successive i nuovi magazzini generali e i raccordi ferroviari per permettere il passaggio delle merci dalla rotaia alla gomma e viceversa…” In sostanza, con quella operazione ritenuta in quei tempi azzardata, è stata liberata l’area di San Fermo e dei Filippini in cui operavano gli spedizionieri presso la vecchia sede della Dogana e successivamente e con tempi diversi l’area ex FFSS di viale Piave, sede storica dello scalo Merci delle Ferrovie dello Stato.

Le caratteristiche del Consorzio ZAI, e con queste le sue quattro zone attrezzate per le attività manifatturiere e commerciali, facenti parte del Consorzio stesso, possono ora essere così riassunte:

  • la ZAI STORICA con i suoi 400 ettari circa di terreni attrezzati,
  • L’INTERPORTO QUADRANTE  EUROPA con altri 400 ettari;
  • la zona della BASSONA con circa 170 ettari di superfici utili ed attrezzate:
  • e ora la Marangona con i suoi 154 ettari di terreni (compreso Corte Alberti).

L’insieme delle quattro Zone Industriali, Commerciali e di Servizi  assommano ad un totale di 1.124 ettari complessivi, oltre ad altre infrastrutture viabilistiche collegate.

Queste caratteristiche, è necessario ricordarlo, sono anche conseguenti alla legge N. 378 del 1975 che ha modificato in alcune parti il Decreto Legislativo N.579 del 24 aprile 1948, laddove venivano precedentemente individuate e definite le “nuove zone del CONSORZIO ZAI”; con l’apice Nord nella intersezione delle Ferrovie Verona-Mantova e Verona-Bologna e da esse comprese, a Ovest e a Est sino al limite Sud della Serenissima.

Ma, di fronte a queste situazioni di potenziale utilizzo delle aree delle diverse zone industriali, credo che occorra tener conto dei fatti accaduti negli ultimi 20-30 anni e che hanno modificato significativamente la presenza del sistema industriale a Verona. Infatti, vi è stata la chiusura del Magazzino Approvvigionamento delle ex FFSS di Porto San Pancrazio, liberando oltre 20 mila metri quadri di edifici e capannoni attrezzati posti su una area di oltre 10 ettari di terreni, trasferiti poi in proprietà ad una Società privata. Sempre le ex FFSS hanno riorganizzato le loro strutture di gestione dei diversi servizi sui territori affidando a più Società  appositamente costituite le varie funzioni, anche in regime privatistico e con un massiccio ricorso ai subappalti.

Nel settore privato sono cessate diverse attività relative al sistema di trasporti su rotaia e su gomma ed in particolare quelle riconducibili alle OFFICINE FERROVIARIE VERONESI SPA (ex Costruzione Carri della Galtarossa), alle off. ADIGE SPA, alle Off. CARDI SPA oltre alla Off. OMEP SPA e le Officine PERLINI SPA di San Bonifacio, coinvolgendo decine di aziende dell’indotto. Sono cessate poi a Verona delle industria storiche dei diversi settori, fra le quali il Lanificio TIBERGHIEN, la SAPEL LANEROSSI di Montorio, l’ABITAL SPA di Parona, le Officine e Fonderie BIASI SPA diversi Calzaturifici e fra questi L’ANTONINI SPA, il CANGURO SPA, DODONI SPA, ed altri ancora, oltre al loro indotto.

Ci sono poi altri dati  rappresentati dalle 150 fra le aree, gli spazi, le strutture dismesse ed abbandonate nel nostro Comune, ed emerse con lo studio della variante 29 al Piano Regolatore del Comune di Verona, proposto nel 2021-22 dalla ex Assessora, l’Architetto Ilaria Segala. Cosi pure sono stati rilevati dalla Confartigianato del Veneto e resi noti dal quotidiano l’Arena in data 9 novembre 2022 circa 416 edifici, diversi dei quali pubblici, per una superficie totale calcolata in circa 350.000 metri quadri complessivi, totalmente inutilizzati.

3 – LA ZONA INDUSTRIALE DELLA BASSONA

 Questa Zona Industriale venne concepita sin dagli anni 1965-1970 e si concretizzò negli anni successivi durante i quali si succedettero ben quattro Amministrazioni Comunali guidate dai seguenti Sindaci: Carlo Delaini dal 1970 al 1971; Leonzio Veggio dal 1971 al 1973; ancora Carlo Delaini dal 1973 al 1975 e poi Renato Gozzi dal 1975 al 1980. Erano Sindaci dello stesso partito politico, la Democrazia Cristiana, ma storicamente appartenevano a correnti diverse. Ciò non impedì che questa Zona Industriale, destinata per l’insediamento di piccole e medie aziende produttive a prevalente indirizzo manifatturiero, potesse in breve tempo assegnare ben 79 lotti di terreni di dimensioni variabili da 2680 a 9000 metri quadri. Certamente ciò era stato favorito dalla sua posizione geografica, collocata a NORD dalla intersezione della strada statale 11 ed alla tangenziale OVEST e raccordata con l’Autostrada A4 e con la A22 del Brennero.

4 – la MARANGONA

 La Marangona e IKEA

 Dagli anni 1970, nonostante progetti indefiniti circa la sua destinazione, l’area della Marangona è rimasta in balia di molteplici ipotesi circa il suo utilizzo. Una di queste riguardava il possibile insediamento del colosso Svedese della IKEA verso gli anni 2010, durante  l’Amministrazione di Flavio Tosi. Insediamento però non ebbe luogo perché la IKEA, vista la lungaggine dei tempi per la realizzazione delle necessarie infrastrutture viabilistiche e fra queste la “Strada di Gronda”, che peraltro era già stata deliberata dal Consiglio Comunale di Verona nella seduta del 29 luglio 1993, durante la Giunta di Enzo Erminero, decise dopo alcuni anni di attesa di trasferire altrove il suo investimento, facendo sfumare la possibilità di poter creare a Verona circa un migliaio di nuovi posti di lavoro.

Quali prospettive future per l’area della Marangona

Non sarà facile per nessuno trovare una qualche destinazione  condivisa con le diverse forze politiche, gli osservatori esterni, il mondo delle professioni e le diverse associazioni che in questi mesi si sono pronunciate, ciascuna con proprie argomentazioni e proposte, per dare alla Marangona un proprio destino futuro, e che non preveda, questo, il consumo del suolo. Cosi pure non sarà facile far risalire le responsabilità verso coloro che, in oltre cinquant’anni, non hanno saputo realizzare dei possibili compromessi con le necessarie mediazioni fra le diverse posizioni talvolta di opposizione pregiudiziale ed addirittura, spesso, cariche di strumentale puntiglio.

In questo contesto non comprendo completamente la posizione dell’Assessore al Patrimonio Michele Bertucco circa la sua contrarietà sulla destinazione dell’area della Marangona, cosi come prospettato di recente dalla Amministrazione Comunale della quale fa parte. Altrettanto non comprendo le minoranze del Consiglio Comunale che hanno condiviso con il loro voto il  possibile utilizzo dell’area della Marangona, ma con motivazioni e posizioni che reputo apertamente strumentali.

Sta’ di fatto che da oltre mezzo secolo l’area della Marangona è rimasta inutilizzata, pressoché dimenticata, dagli Amministratori incaricati dai Soci: Comune, Amministrazione Provinciale e CCIAA, a gestire questo patrimonio, che durante questo lungo periodo anziché produrre reddito, è costata al CONSORZIO ZAI cifre indefinibili ed altrettanto spaventose, sia per la sua gestione che per i diversi oneri che hanno gravato su questo cespite.

Ora polemizzare nei confronti del Sindaco Tommasi e della sua  maggioranza perché’ questi trovino una soluzione circa una destinazione urbanistica dell’area  credo rappresenti per chi lo compie un atto puerile, anche in considerazione del fatto che, durante questo lungo periodo, i dieci Sindaci che si sono succeduti: Leonzio Veggio, Carlo Delaini, Renato Gozzi, Gabriele Sboarina, Aldo Sala, Enzo Erminero, il Commissario Governativo Alberto De Muro, Michela Sironi Mariotti, Paolo Zanotto, Flavio Tosi, Federico Sboarina, non sono loro riusciti a trovare una intesa a questo spinoso problema. E, lo stesso può essere attribuito ai Presidenti del Consorzio nominati nel periodo dai Soci, in questo ultimo mezzo secolo, fra i quali: Giorgio Zanotto, Cesare Tumolo, Giancarlo Passigato, Jacopo Panozzo, Giulio Segato, Giancarlo Brunetto, Luigi Castelletti, Flavio Zuliani, ed infine Matteo Gasparato, in carica dal 2011 ed ancora operativo, unitamente ai diversi Consiglieri che si sono succeduti nel periodo.

Ritengo altresì che analoghe  responsabilità relative al mancato utilizzo delle aree della Marangona, possano ricadere in parte anche ai Direttori Generali che hanno gestito il CONSORZIO ZAI dal 1970 in poi, e precisamente: Enea Ronca, Raffaello Vinco, Raffaele Frigo, Nicola Boaretti, assieme a tutti coloro che nel periodo hanno ricoperto, seppur con responsabilità diverse, degli incarichi nella gestione della Società sino ad oggi; forse senza la dovuta competenza e la necessaria diligenza.

5 – LE CRITICITA’ DEL CONSORZIO ZAI

 La pubblicazione del Consorzio ZAI del 2019, già citata e realizzata in occasione del 70° anniversario dalla nascita del Consorzio stesso, a pagina 143 riporta un capitolo, a cura del coautore Dr Michele De Mori, ricercatore indipendente ed Architetto in Verona, dal titolo: “Lo sviluppo urbanistico del Quadrante Europa e delle aree industriali del Basson e della Marangona”. Il testo del “Capitolo” è preceduto da un sottotitolo che ritengo indicativo e nel contempo preoccupante, così definito: “Un Piano nato Vecchio“. Senza voler entrare nel merito di questo capitolo ritengo opportuno rendere evidenti alcune altre ulteriori criticità circa la gestione del CONSORZIO ZAI, fra le quali:

  1. Durante il recente dibattito spesso accompagnato da forti polemiche e da critiche anche velenose verso il Sindaco e l’attuale Giunta del Comune di Verona, non si sono sentite ne’ proposte ne’ osservazioni dei rappresentanti in Consiglio di Amministrazione della CCIAA, e della Amministrazione Provinciale; come se la questione non riguardasse questi due Enti Istituzionali che rappresentano, in ogni caso, due importanti entità nel Consorzio ZAI;
  2. La struttura dirigenziale del Consorzio, a mio avviso, risulta enormemente sovradimensionata. Infatti, su un organico di circa 22 dipendenti, risultano in forza al Consorzio ben tre dirigenti, oltre ad un Direttore Generale e altri responsabili interni. Ritengo inoltre che un Consiglio di Amministrazione composto da 9 componenti, con compensi che reputo esagerati, non abbia eguali a Verona con le altre Aziende pubbliche partecipate, con  dimensioni e volumi di fatturato simili a quegli del Consorzio ZAI.
  3. L’ultimo bilancio approvato dal Consorzio ZAI e riferito all’esercizio del 2022, evidenzia nello Stato Patrimoniale una esposizione verso le banche di 6.800.000 euro. (Circa il 50% del valore della produzione realizzata nel stesso anno, risultato di euro 12.640.000;
  4. Il risultato di esercizio del CONSORZIO del 2022 riporta un utile al netto delle imposte, di 2.490.000 euro. Secondo il Presidente Matteo Gasparato ciò è stato reso possibile a seguito della vendita di parte del patrimonio della Società per un importo di 4.890.000 euro. Forse il Presidente Gasparato non ha considerato che  senza quella vendita (che ha intaccato il patrimonio della Società) il bilancio del 2022 avrebbe dovuto registrato una perdita netta di 2.400.000, pari a circa il 20% del valore della produzione iscritto nelle attività del conto economico…

6 – QUALI SOLUZIONI POSSIBILI  PER LA MARANGONA?

 Non sarà semplice trovare una destinazione condivisa circa la destinazione dell’area della MARANGONA, laddove non ci sono riusciti in oltre cinquant’anni i dieci Sindaci che dal 1970 e prima di Damiano Tommasi hanno governato Verona. Lo stesso vale per i nove Presidenti che si sono succeduti, unitamente alle diverse decine di Consiglieri di Amministrazione della Società, e per i quattro Direttori Generali che nel periodo hanno ricoperto quell’incarico di responsabilità all’interno del Consorzio ZAI.

Tuttavia credo sia possibile, in ogni caso, ricercare delle soluzioni che possano prevedere, se dovesse servire, anche un cambio parziale della destinazione d’uso dell’area della MARANGONA, per individuare una sua destinazione nel tempo. E ciò  anche con l’aiuto e con il contributo degli Uffici Studi delle diverse Facoltà economiche dell’Università degli Studi di Verona, coinvolgendo le maggiori Industrie delle eccellenze Alimentari che annualmente partecipano alle varie rassegne in occasione della Fiera dell’agricoltura di Verona, e, per quanto possibile coinvolgendo il Dipartimento della Agricoltura della Regione Veneto, gli Istituti di Agraria dei vari territori della Regione, la Confagricoltura e le Associazioni Sindacali dei Produttori e dei lavoratoti agricoli del nostro territorio.

L’insieme di questi Enti Istituzionali e forze economiche dovrebbero (e potrebbero) ricercare in sinergia fra di loro dei possibili utilizzi di queste vaste aree rivolti verso una nuova forma e proposta circa una più moderna agricoltura e di educazione alimentare, in grado di rispondere alle diverse necessità delle popolazioni.

Per quanto sopra riportato confermo la mia totale contrarietà a fare della MARANGONA un “Polo Logistico”, per le caratteristiche delle aree geografiche circostanti quel territorio e per non penalizzare ulteriormente e costringere quelle popolazioni a dover sopportare disagi ancora più pesanti di quanto sino ad ora stanno sopportando.

Giuseppe Braga

(Già Segretario Sindacato Inquilini Casa e Territorio della CISL di Verona).

Verona, 8 luglio 2024.

Fotografie: PS