Il prossimo 24 aprile 2025 ricorrerà il cinquantesimo anniversario dall’occupazione dei 180 appartamenti facenti parte degli edifici, che furono costruiti dall’Impresa Edile di Eros Mazzi, in via Molise 17 in Borgo Milano Verona, dopo gli anni 1970.
Quella occupazione, che aveva visto fra i protagonisti principali i militanti di Avanguardia Operaia, un movimento politico nato dalle lotte studentesche ed operaie degli anni 1968 e successivi, era stata fortemente condivisa e sostenuta da diverse centinaia di famiglie di residenti di Borgo Milano, che avevano la necessità di una abitazione per le proprie famiglie.
L’occupazione delle “Case Mazzi”, avvenne dopo precedenti iniziative per il diritto alla casa, e fra queste ricordo quelle promosse e sostenute in quei tempi dall’Architetto Marco Lucat, già Consigliere Comunale del PSI, per il recupero della “Corte del Duca” di San Giovanni in Valle negli anni 1970, e quelle successive promosse dai residenti delle “Case Crescenti” di Madonna di Campagna, sempre verso gli anni 1970 circa, sostenuti anche questi da Avanguardia Operaia ed in modo particolare da Remo Bresciani, ex prete operaio, che diventerà Consigliere Comunale di quel partito nel 1975.
Quei fatti successero dopo l’esaurimento dei programmi iniziati negli anni 1950 con il “Piano Casa Fanfani”, e a seguito della minore disponibilità dei finanziamenti per l’edilizia popolare, derivanti dai contributi della GESCAL, versati dai lavoratori dipendenti (Gestione Case Lavoratori) durante il periodo 1963-1974.
Da quegli anni gli interventi dell’AGEC e degli ex IACP, oggi ATER, Aziende pubbliche preposte alla gestione del patrimonio di Edilizia Residenziale Pubblica (ERP), sono stati limitati a una generica gestione dell’esistente, fatto salvo qualche costruzione ex novo da parte di ATER, e di alcuni interventi di manutenzione straordinaria verso gli anni 2001, di alcuni edifici risalenti agli anni 1930 di Borgo Nuovo, e di altre costruzione del vecchio Villaggio Angelo dall’Oca Bianca.
Il fabbisogno di abitazioni esplose ancora verso gli anni 1980, con la minaccia di occupazione da parte di sfrattati e di famiglie prive di alloggio, degli edifici conosciuti come ” le Case Azzolini” di Borgo Roma.
Queste abitazioni erano state costruite in via San Giacomo, via delle Pietre, via Capodistria, e via Veglia.
Si trattava di circa 180 appartamenti, anche questi rimasti chiusi e non locati per diverso tempo (come le Case Mazzi), per delle sospette difformità risultate a fine lavori.
La soluzione fu poi trovata fra il Comune di Verona con l’INPDAP che ne rilevò la proprietà dalla Società titolare degli immobili, per essere poi questi girati all’AGEC per la loro assegnazione.
Oggi sono oltre un migliaio le domande di alloggio presentate presso gli uffici dell’AGEC di Verona, e circa altrettante quelle presentate all’ATER per il tramite degli altri 97 comuni della provincia. Domande destinate a rimanere inevase, per la mancata disponibilità degli Enti proprietari a realizzare le necessarie manutenzioni degli oltre 600 alloggi sfitti di proprietà dell’AGEC e di altrettanti dell’ATER, perché fuori norma e quindi senza alcuna possibilità di essere affittati.
Ciò perché l’AGEC fu costretta dall’ex Sindaco Flavio Tosi a sottoscrivere un mutuo capestro, di oltre 30 milioni di euro, per acquistare le licenze delle 13 farmacie, che erano peraltro già di proprietà del Comune di Verona. E gli interessi che gravano su questo mutuo assorbono pressoché tutti gli introiti derivanti dai canoni locazione, impedendo quindi ogni intervento manutentivo.
Per quanto riguarda l’ATER il problema si scontra con i bilanci privi di disponibilità da parte dell’Ente Regione, titolare della gestione dei programmi dell’Edilizia Residenziale Pubblica e Popolare.
E tutto ciò è compreso all’interno di questo periodo in cui vige ancora la sospensione dell’esecuzione degli sfratti, stabilita dal Governo ancora ai tempi del COVID 19.
Nonostante quanto in precedenza esposto, ritengo tuttavia che L’AGEC, d’intesa con il Comune di Verona, potrebbero utilizzare uno strumento finanziario rappresentato da un documento sottoscritto in data 10 gennaio 2012 fra l’allora presidente dell’AGEC sig. Giuseppe Venturini, unitamente con i Consiglieri di Amministrazione e i Sindaci Revisori dei Conti dell’AGEC stessa, che richiama tre delibere del C.di A. di AGEC con le quali venivano approvate congiuntamente altrettante delibere del Consiglio Comunale di Verona del 23 luglio dicembre 2009 e 22 dicembre 2010.
Con tali delibere il Consiglio Comunale di Verona approvava una “Riconversione patrimoniale immobiliare” in tre fasi ravvicinate e descritte in detto documento, per un importo complessivo di euro 113.464.350,00 a favore dell’AGEC, da destinare per interventi di recupero e incremento del patrimonio di proprietà dell’AGEC di Verona.
Perché l’AGEC non ne dà attuazione?
Giuseppe Braga
Verona, 01/04/2025
Non capisco il riferimento alla sospensione sfratti a seguito COVID 19. In questi giorni sto seguendo casi di sfratto esecutivo…..
Nell’articolo faccio riferimento al blocco delle esecuzione degli sfratti convalidati dai tribunali, negli anni 2020, 21, 22, 23. Gli sfratti di quel periodo erano stati sospesi per l’epidemia del COVID 19, e poi resi esecutivi dagli anni 2024.