L’Adige: come ripristinare il rapporto con il fiume

Condividi su:

L’Adige: come ripristinare il rapporto con il fiume

Chissà quanti, abitanti o turisti, che girano per Verona si rendono conto che questa città esiste perché è stata creata dall’Adige. Ma quante sono ancora oggi le ragioni che rendono l’Adige irrinunciabile per la vita di città e campagne? La principale di queste ragioni è sicuramente l’acqua, il cui scorrere continuo ci fa capire quanto le sotterranee vene della terra siano ancora (fino a quando?) in grado di dissetarci e di irrigare migliaia di ettari di terreni agricoli.

Nel contempo l’acqua, facendo crescere la vegetazione, segna nello spazio e nel tempo il percorso del fiume determinando spesso anche la sorte di centri abitati.

L’Adige è il nostro principale ricettore delle acque meteoriche, ma è anche molto altro: è una riserva d’acqua essenziale, è paesaggio, è riserva di biodiversità, è luogo di ricreazione. Tuttavia da quando sono stati costruiti i muraglioni dopo la rovinosa piena del 1882 Verona non ha più avuto un diretto rapporto con il suo fiume. (Vedi ‘L’Adige racconta Verona’ di Giorgio Massignan – Smart edizioni).

E ci accorgiamo invece di quanti benefici veniamo privati in assenza di questo rapporto. A cominciare dalla mitigazione della temperatura che in prossimità del fiume è inferiore di almeno 3-4 gradi rispetto a quella registrata tra le roventi strade urbane. Per non parlare del beneficio terapeutico della semplice vicinanza a un corpo d’acqua.

Recenti studi  di una equipe di scienziati inglesi riportati dalla rivista Internazionale hanno scoperto che gli spazi blu, cioè quelli che si trovano in prossimità dell’acqua sono quelli che procurano i benefici maggiori e lo scenario migliore di tutti, secondo i loro studi è vivere in un luogo dove spazi blu e verdi si incontrano.

Perché allora non ripristinare almeno in parte i rapporti che i veronesi avevano con l’Adige?  Ad esempio facendo in modo di usufruire di quelle lingue di terra presenti nell’alveo che il fiume lascia in asciutta per la maggior parte dell’anno. Una di queste si trova proprio in centro storico alla base del muraglione di Lungadige Donatelli: lunga un centinaio di metri e larga una decina formata da sabbia alluvionale dove cresce vegetazione spontanea con salici e pioppi. Sono sufficienti pochi lavori: un piccolo taglio del parapetto, sull’esempio di quello esistente in Lungadige Rubele subito a valle di Ponte Nuovo, e una scaletta di ferro che scenda a quota alveo.

La fruizione da parte di cittadini e turisti di questo prezioso lembo di terra in un centro storico povero di verde e di natura costituirebbe un recupero storico di funzioni interrotte con la costruzione dei muraglioni. Inoltre contribuirebbe all’incremento del verde urbano producendo quindi un alleggerimento della pressione sul vicino giardino di Piazza Indipendenza, che soffre per l’eccessiva fruizione di persone e animali.

Peraltro sappiamo che l’Adige è gestito dal Genio Civile, il quale ha altre priorità di tipo idraulico. Tuttavia c’è oggi uno strumento normativo: I “Contratti di Fiume” secondo la deliberazione della Giunta Regionale del Veneto n° 1938 del 23 dicembre 2015. Con i “Contratti di Fiume” i corsi d’acqua possono essere gestiti attraverso decisioni condivise da diversi soggetti interessati come Genio Civile, Comune, Soprintendenza, Scienziati, Associazioni, ecc. che potranno cosi affrontare, una buona volta congiuntamente, problemi come la difesa idraulica, l’inquinamento, la rinaturalizzazione, il miglioramento paesaggistico e molto altro.

Alberto Ballestriero
Coordinatore Gruppo Verde
Veronapolis

8 comments

  1. Grazie per questo bellissimo articolo che insegna cose che in pochi padroneggiano. Usufruire di uno spazio verde sul fiume sarebbe bellissimo. Così come la valorizzazione e tutela di tutto il Parco dell’Adige andrebbe promossa.

  2. L’Adige, padre e madre della nostra Verona, deve essere riconsegnato alla città e ai suoi abitanti. Nel 1882 lo hanno canalizzato, ora è tempo di farlo tornare un fiume che si rapporta con la sua città.

  3. Alberto caro, ogni volta che si parla di Adige, a me, nipote di molinari e nata in riva all’Adige, mi si apre il cuore. Tutta una storia geo culturale che è stata stravolta e obliata. Il corso dell’Adige, si sa, è, nel suo cuore urbano, un falso, creato dopo il 1882. Ben venga un nuovo rapporto, e proprio là dove era più vivo e fitto. Salviamo la vegetazione e tuteliamo l’habitat. Ci sono tanti uccelli acquatici molto bene acclimatati…Grazie.

  4. Ma come?
    Mi date qualche illuminazione?
    Già si può scendere giù dalle scalette a passeggiare sulla sponda dell Adige… lungo i marciapiedi a livello dell’acqua
    C’è un bosco e una spiaggia accessibili sulla riva destra del fiume – prima del ponte sulla diga…
    Non è proprio proibito avvicinarsi al nostro VERDE ADIGE!

  5. Pur condividendo un grande amore per l’Adige, cresciuto nel
    tempo abitando da più di trent’anni appena fuori città a poca distanza dal suo corso, mi domando che senso abbia definire “ un falso “ l’attuale assetto urbano del fiume dopo il 1882. Da secoli l’uomo ha avuto un rapporto dinamico con i corsi d’acqua lungo i quali ha vissuto, traendone vantaggi e subendone la forza tremenda di quando in quando. Il dissennato interramento di tanti fiumi portato avanti in molte città ha portato un grave danno alla vivibilità delle città, analogamente e forse più del consumo di suolo e oggi è fondamentale salvaguardare più che mai i fiumi, intervenendo lungo tutto il corso per impedirne il criminale inquinamento e lo sfruttamento acefalo. Questo e’ possibile e doveroso farlo e lo dimostrano i risultati di “cure” di fiumi come il Tamigi e la Senna, dove sono tornati pesci e si può nuotare… per non parlare della rete fluviale urbana di Berlino che ho imparato ad apprezzare andando ogni tanto a trovare mio figlio. Condivido perciò l’idea di pensare a rendere l’Adige accessibile dove si può ai cittadini, ma pensare di far tornare indietro il paesaggio fluviale urbano ai tempi ante-1882 mi sembra un sogno romantico, per quanto bello.

  6. Non avrebbe senso e non ho proposto di tornare alla situazione ante 1882. Come già esiste in varie parti della città ho solo ipotizzato di recuperare almeno in parte il rapporto con il fiume creando la possibilità di scendere fino al livello acqua in uno dei punti più poveri di verde del centro storico consentendo così di allegerire la fruizione del vicino giardino di Piazza Indipendenza (unico giardino della città antica che soffre di sovraffollamento e vandalismo). Sono daccordo che sarebbe meglio una strada alzaia continua lungo tutto l’Adige, ma il costo sarebbe notevole. L’intervento che propongo invece consente con un costo contenuto di riappropriarsi di un tratto di greto fluviale consentendo anche di pulirlo, mentre ora è pieno di rifiuti per l’impossibilità di accedervi. Non sarà un giardino vero e proprio, ma un pezzo di natura che entra in città.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *