Premessa
Il nuovo PAT e di conseguenza anche il suo Preliminare, hanno iniziato il loro iter con alcuni peccati originali che ne stanno condizionando i contenuti. Non si capiscono i motivi per cui, prima di accingersi ad affrontare una nuova pianificazione non si è tentato di modificare le scelte urbanistiche definite dal PAQE regionale (Piano d’Area Quadrante Europa), che vincolano pesantemente le scelte territoriali. Va sottolineato che l’attuale situazione economica, sociale e urbanistica è totalmente cambiata rispetto a quando la Regione introdusse il PAQE, che andrebbe quindi aggiornato. Inoltre, la norma assurda per cui, se gli interventi edilizi sono eseguiti in area PAQE, non vengono considerati consumo del suolo, si scontra con le raccomandazioni europee e nazionali di limitarlo se non bloccarlo. Pertanto, si dovrebbe sollecitare la Regione a eliminarla.
Un secondo peccato originale riguarda l’approvazione di interventi importanti per l’equilibrio del territorio e per lo sviluppo economico della città, durante la stesura del PAT. La buona disciplina urbanistica consiglia di pianificare il territorio a cosiddette “bocce ferme”. Così non è stato e il Consiglio comunale ha già deliberato di trasformare l’area agricola della Marangona in edificabile.
Il terzo peccato originale è stato la mancata mappatura e conseguenti piani di rigenerazione delle tante aree industriali dismesse, che avrebbero potuto sostituire le funzioni destinate alla Marangona.
Il quarto peccato originale è relativo alla mancata correlazione con gli interventi logistici nei comuni limitrofi, rischiando, in questo modo, di scatenare una competizione tra comuni che, oltre a consumare parecchio suolo, potrebbe esasperare la concorrenza e danneggiare tutti. Ancora una volta, anziché considerare il territorio come un organismo interdipendente, ognuno, e anche Verona, ha inteso progettare i poli logistici basandosi solo sui rispettivi comprensori comunali.
Con questa logica si rischia di congestionare il territorio di strutture edilizie per un’attività, come la logistica, che non crea molti posti di lavoro, non qualifica l’offerta lavorativa della nostra città e non attrae le giovani generazioni.
Da valutare i troppi poli logistici già in opera o previsti nel comune di Verona e nella provincia:
A Verona
- il nuovo Parco Logistico posizionato lungo la SS434, in prossimità dell’uscita dell’autostrada A4;
- il previsto nuovo polo logistico in zona Sacra Famiglia;
- il nuovo e grande hub logistico nell’ex area Biasi.
A Oppeano
a circa 17 km a sud di Verona, si sta sviluppando ulteriormente il polo logistico.
A Vigasio
si sta allargando un centro per la logistica a breve distanza dall’accesso all’A22 del Brennero e all’intera rete autostradale del Nord Italia.
Vicino all’ Aeroporto di Verona
si sta costruendo un nuovo polo logistico, che si aggiunge a quello esistente.
A Nogarole Rocca
si è consolidato un polo logistico.
A Isola della Scala
in base alle previsioni del PAQE, si sta realizzando un polo logistico e un centro intermodale in funzione dello scambio ferro-ferro e ferro-gomma, localizzati lungo la linea ferroviaria Verona-Bologna, direttrice del Brennero e parte del corridoio Scandinavo-Mediterraneo. In chiara concorrenza con il Quadrante Europa.
Contraddizioni
- Il Piano Preliminare sostiene la necessità di aumentare il numero di abitanti nel comune di Verona e, in particolare, nel Centro Storico, ma nel frattempo si permette l’apertura di nuovi hotel, in deroga, che favoriscono solo il turismo.
- Nella relazione si afferma di voler aumentare il trasporto pubblico, addirittura con la previsione di sostituire il 40% del trasporto privato su gomma, ma vengono previsti il Traforo della collina, la strada Mediana nell’area del Parco dell’Adige, la Strada di Gronda ed altro ancora, in funzione della mobilità su mezzi a motore privati.
- Si sostiene il contenimento dell’uso del suolo, ma è prevista la costruzione di 5.500 nuovi alloggi in dieci anni.
- Si insiste sulla rigenerazione del patrimonio edilizio non utilizzato, ma non si propongono i metodi per poterlo realmente riutilizzare e si preferisce continuare con il vecchio sistema di costruire nuovi volumi ex novo, come alla Marangona, o per le 5.500 nuove residenze.
- Nel 2024 Verona è stata la terza peggiore città in Italia con 66 giornate di smog oltre i limiti di legge. Nella relazione del Preliminare si definisce l’inquinamento atmosferico della nostra città preoccupante per le patologie connesse, ma si pianificano una serie di poli logistici che provocheranno un intenso traffico di TIR a Verona sud, con relativi scarichi inquinanti.
In conclusione, riteniamo sia un Preliminare del PAT che esprime principi e concetti condivisibili, ma solo in teoria, mentre nella realtà prevede interventi in contraddizione con quanto espresso, dal sistema della mobilità, al contenimento del consumo di suolo, alla mancata pianificazione partecipata, sino ad un metodo di pianificare che, anziché seguire un sistema di analisi e di progettazione organico e complessivo del territorio, si limita a considerare le richieste puntuali provenienti dalle “Manifestazioni d’Interesse” presentate dagli investitori privati.
Osservazioni
Nel nuovo strumento urbanistico saranno presenti la complanare nord con il Traforo delle Torricelle per collegare la Valpantena e la zona orientale con quella a nord della città; la strada di Gronda per facilitare le comunicazioni tra Verona sud, la Marangona e il Quadrante Europa con il casello autostradale di Verona nord; una Mediana per congiungere la parte est con quel sud; e il prolungamento della Transpolesana 434 fino a Basso Acquar.
Riteniamo che realizzare queste infrastrutture viabilistiche penalizzino il trasporto pubblico e la mobilità dolce, oltre ad aumentare pericolosamente gli scarichi inquinanti.
Se, come sostiene l’assessora Barbara Bissoli, con il filobus il traffico privato a motore diminuirà di almeno il 40%, tutte queste nuove strade risulterebbero inutili.
Il problema casa, sempre secondo l’assessora, dovrebbe essere risolto realizzando 5.500 nuovi alloggi. Ma, in un comune con circa 17.000 appartamenti vuoti, ipotizzare di costruire altre migliaia di nuove abitazioni è assurdo, oltre ad aumentare il consumo di suolo.
Inoltre non ci sono dati dello stato di fatto, non sono quantificate e individuate le aree dismesse, gli alloggi vuoti, gli standard urbanistici, le piste ciclabili e la qualità dell’aria. Se non vengono valutati e presentati questi dati, non si capisce come possano definire gli obiettivi e a verificarli.
Non è neppure chiaro su quale tipo di vocazione sociale, culturale ed economica questo piano intenda puntare per definire le linee guida della città. Si notano solamente ipotesi di interventi per il turismo, la logistica e le costruzioni. Tutte economie “estrattive” che portano benefici per pochi e danni per la collettività.
Proposte
Considerate le valutazioni negative esposte nelle note precedenti, relativamente a questo Preliminare di Piano e di conseguenza al Piano stesso, si ritiene opportuno presentare la richiesta di inserire nel Preliminare e poi nel PAT stesso, 16 punti propositivi in cui si chiede che:
- Sia attuato il blocco reale del consumo di suolo.
- Venga rigenerato il patrimonio edilizio non utilizzato.
- Sia definita la mappatura di tutte le aree, gli edifici e gli appartamenti dismessi per valutare quali risposte potrebbero offrire alle richieste abitative, economiche e delle varie attività tra le quali quelle universitarie.
- Vengano cancellate dal PAT di tutte le aree del PAQE che non hanno alcuna relazione con il Quadrante Europa.
- Siano revisionate le scelte costruttive alla Marangona, che il PAQE destina a polo dell’innovazione e della ricerca, mentre è stata approvata dal Consiglio comunale una destinazione logistica non prevista dal piano regionale.
- Si inizi un reale processo di incremento abitativo per il centro storico, destinando alle cooperative o a gruppi di cittadini richiedenti casa, alcuni edifici pubblici, privati e del demanio militare, per realizzare comparti residenziali con una quota parte di affitti convenzionati. In questo modo il centro tornerà a vivere e si invertirà il processo di abbandono dei residenti.
- Venga regolata l’apertura dei BeB e degli hotel in centro storico sulla base delle esigenze reali. Cessi l’uso della deroga, con discutibili giustificazioni di pubblica utilità, vera antitesi all’urbanistica.
- Il sistema del verde debba essere considerato come l’asse portante della pianificazione territoriale. La Legge 14 gennaio 2013, n. 10, “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”, all’art. 6, comma 1, prevede la formazione delle “cinture verdi intorno alle conurbazioni per delimitare gli spazi urbani”. A Verona la cintura verde è già tracciata sulle aree agricole non edificate lungo la linea dei forti austriaci extra moenia che circondano la città sia in pianura che in collina. La Cintura Verde è anche prevista dalla “Strategia Nazionale per il Verde Urbano” documento del Ministero dell’ambiente che ritiene essenziale raggiungere 3 obiettivi: “passare da metri quadrati a ettari, ridurre le superficie asfaltate e adottare le foreste urbane come riferimento strutturale e funzionale del verde urbano”. Per realizzare tutto ciò è indispensabile partire dalla redazione del Piano del Verde, di cui sul Preliminare al PAT non vi è traccia, nonostante sia previsto anche dal vigente ‘Regolamento Comunale per la Tutela del Verde Pubblico e privato’ approvato nel 2021. Il Piano del Verde è l’unico strumento in grado mettere a sistema le diverse realtà già forestate o da forestare, le sole che assieme alla cintura verde possono contrastare i cambiamenti climatici e il surriscaldamento della città: il Parco dell’Adige, il Parco delle Mura, il Parco della Collina, il Parco della Spianà, il Parco all’ex Scalo Ferroviario, il Parco della Speziala, il Parco delle Risorgive, il verde nei parcheggi e lungo i tracciati filoviari, le fasce di mitigazione lungo autostrade e superstrade, alberate e viali, orti e giardini, campi gioco, percorsi ciclo-pedonali, piazze e cortili scolastici. Si ricorda che il tema del Piano del Verde è messo in primo piano dall’ultimo documento scientifico 33/2024 edito dall’ISPRA “I Piani comunali del verde: strumenti per riportare la natura nella nostra vita?” Da questo documento viene avanzata l’idea che dovrebbe essere il Piano del Verde a “definire le traiettorie evolutive delle città, rendendole meno impattanti, più resilienti e più abili ad adattarsi al clima.” Inoltre, la Strategia europea per la biodiversità al 2030 invita le città con più 20.000 abitanti a dotarsi di un Piano del verde urbano, ora chiamato Piano urbano per la natura (di seguito PUN).
- Il sistema della mobilità preveda un modello dei trasporti urbani, privilegiando quelli pubblici e quelli cosiddetti dolci, rispetto a quelli privati a motore. Alla rete del filobus sarà necessario aggiungere dei maxi bus a batteria o a gas metano per riuscire a sostituire il 40% di traffico privato a motore, come previsto dagli amministratori. Inoltre, si dovranno realizzare i collegamenti tra le fermate della rete del filobus e le aree limitrofe, oltre ai borghi residenziali della città. Si dovrebbero analizzare i diversi attrattori di traffico e le ore di maggior intensità dei flussi nelle arterie che li servono, per programmare un eventuale loro spostamento e/o differenziare le aperture e le chiusure degli stessi.
- Oltre al filobus, siano realizzati dei parcheggi scambiatori automobile/mezzo pubblico, esterni al centro storico, per evitare che il traffico privato a motore si concentri nelle arterie confinanti con lo stesso.
- Venga valutata l’ipotesi di un traforino breve, tutto in galleria, che possa ospitare anche una linea di trasporto pubblico, per collegare Borgo Venezia con Borgo Trento e la zona dell’Ospedale. In questo modo sarebbero liberate Veronetta e la collina dal traffico di attraversamento e l’intera area di fronte al Teatro romano potrebbe essere pedonalizzata e riqualificata.
- Sia valutata un’eventuale diminuzione dei numerosi poli logistici in fase di approvazione a Verona sud che, a causa dei numerosi TIR che transiteranno, subirà un pesante carico inquinante. Si tratta di una zona abitata che tutt’ora si trova in una situazione critica, per l’inquinamento atmosferico e per la carenza di aree verdi.
- Il sistema culturale e museale possa prevedere la realizzazione di una cittadella dei musei, con l’intero Castelvecchio quale sede del museo delle arti visive e l’Arsenale destinata a ospitare il museo di Scienze Naturali. Sarebbe il punto d’arrivo di un percorso che inizia dal museo degli affreschi alla tomba di Giulietta, prosegue con il Maffeiano e termina alla cittadella museale Castelvecchio – Arsenale. Andrebbe realizzata anche una rete museale ed espositiva composta dalla GAM ai palazzi scaligeri, dal Palazzo del Capitanio, da Palazzo Forti e dai musei privati Miniscalchi, Carlon e biblioteca Capitolare. Si dovrebbe valorizzare il settore archeologico e della storia di Verona, composto da Castel San Pietro e dai musei archeologici del Teatro Romano e quello nazionale in stradone San Tommaso.
- Venga superato il concetto di sviluppo inteso come consumo di altro territorio, di costruzione di nuove strade e di aumento dei volumi di cemento.
- Nella stesura finale del PAT sia utilizzato un vero metodo di pianificazione partecipata e non si continui con quella dell’ascolto.
Giorgio Massignan (Verona Polis)